Pinacoteca De Nittis e Palazzo della Marra – Barletta
Descrizione
Lo splendido palazzo barocco e la Pinacoteca, che conta ben 172 opere del pittore, impressionista ribelle, valgono da soli un viaggio a Barletta.
Il seicentesco Palazzo della Marra, dimora di importanti famiglie aristocratiche, mostra una ricca facciata barocca. Preziose raffigurazioni della Vecchiaia e della Giovinezza dominano il balcone principale insieme alle cinque mensole che lo sostengono e che rappresentano mostri, cani e grifi. L’edificio, costruito su tre livelli, presenta un’elegante corte interna con loggiato e colonne. Venduto al demanio statale nel 1958, dopo lunghi anni d’abbandono, è stato oggetto di un imponente restauro. Al primo piano ospita periodicamente mostre d’interesse internazionale; al secondo piano accoglie, invece,la splendida Pinacoteca De Nittis donata della moglie del pittore alla città natale dell’impressionista che frequentava Renoir e Monet. Il percorso museografico parte dall’esperienza con i paesaggi del vero, si sofferma sulle pendici del Vesuvio, si distende lungo il fascino della modernità delle metropoli, Parigi e Londra e svela il lirico intimismo per l’amata Léontine e le figure femminili care al pittore barlettano.
De Nittis a Barletta
http://www.barlettamusei.it/denittis.html
ORARI E TARIFFE
Orario di apertura ai visitatori: tutti i giorni (escluso lunedì) orario continuato dalle 10.00 alle 20.00 con chiusura biglietteria ore 19:15 Giorno di chiusura settimanale: lunedì Chiuso il 25 dicembre, 1 gennaio, 15 agosto I° piano esposizione mostre temporanee II° piano Esposizione permanente “Pinacoteca G. de Nittis” TARIFFE (Pinacoteca De Nittis + mostra temporanea) Biglietto intero: € 5,00 Biglietto ridotto: € 2,50 (minori di età compresa fra i 6 e i 18 anni, universitari di facoltà artistiche, gruppi di almeno 25 unità paganti, Tutte le categorie convenzionate) Biglietto scuole: € 1,00 per gli studenti accompagnati dagli insegnanti Ingresso gratuito per : Cittadini italiani e stranieri che per ragioni di studio, d’ufficio o per compiti speciali abbiano necessità di visionare i beni culturali di che trattasi; Scambi culturali; Cittadini italiani e stranieri portatori di handicap; Delegazioni di ospiti dell’Amministrazione comunale; Guide ed accompagnatori turistici e scolastici Minori sino al compimento del 6° anno di età (solo se accompagnati da persone adulte) e anziani che abbiano compiuto i 65 anni Visite guidate su prenotazione: 0883538372 Bookshop Biglietteria Telefono: 0883538372 Fax: 0883538374
La Struttura
Notevole il grande portone d’ingresso, decorato da due figure che rappresentano la vecchiaia e la giovinezza. Il balcone è sostenuto da eleganti mensole raffiguranti mostri, cani e grifi, terminante con mascheroni dalla bocca aperta. La facciata rivestita a bugne e le finestre sono finemente decorate, specialmente quella centrale.
L’edificio si presenta oggi come il più bel palazzo della città, e uno dei massimi capolavori dell’architettura barocca. Lungo la facciata, all’altezza del balcone, corre un fregio che riporta la scritta DELLA MARRA. Le due finestre sul balcone sono scandite da tre colonne con capitelli umani e sopra di esse campeggiano quattro aquile e lo stemma della famiglia. Molto suggestiva è la vista, all’interno dell’androne, dei sovrastanti ordini di balconi che danno un senso di leggerezza alla costruzione, come la scalinata che porta al primo piano, tutta affrescata con dipinti del 1650. Nella parte retrostante, che dà sul mare, fa bella mostra di sé
una grandiosa loggia, vero gioiello del palazzo, la cui monumentalità non va a scapito della sua elegante sobrietà.
La facciata principale sulla via Cialdini, non ampia, si caratterizza per un ricchissimo balcone a due luci scolpito con immaginazione fervida e quasi bizzarra: mascheroni, animali, figure di forme non del tutto umane si affollano, destando meraviglia. Sotto il balcone, corre sulla facciata un delicato fregio a puttini reggenti le lettere “DELLA MARRA”. Il lato lungo, sulla parte orientale, si distende con belle finestre di diverso stile su una stradina stretta, mentre dalla banda opposta il palazzo è soffocato da una brutta costruzione del nostro tempo.
Dalla parte del mare si apre quello che fu un leggiadro giardino, sormontato da una loggia a cinque arcate, che conferisce alla fabbrica un tono di inusitata grandiosità. Essa pure è ornata da sculture allegoriche e fantastiche, che creano un piccolo arcano mondo che guarda ai monti del Gargano. Sotto la loggia c’è un arcone ogivale da cui parte un passaggio che attraversa tutta la costruzione, raggiungendo l’elegante loggiato a colonne sulla corte interna e poi il portone sulla via Cialdini.
L’ultima parte del Codice Diplomatico Barlettano, regesto di documenti notarili, ha fatto affiorare dalle nebbie del tempo il nome di Lello Orsini, cadetto del ramo dei conti di Pacentro di una delle famiglie più illustri del Regno di Napoli e d’Italia. Il ricchissimo aristocratico si era stabilito in Barletta, base di suoi poderosi traffici, e, abitando il palazzo almeno dagli anni Settanta del Cinquecento, nell’ultimo decennio del secolo vi ordinò significativi lavori di
ristrutturazione. L’entusiasmo del vedere apparentemente confermata una tesi vecchia di dodici anni, e tenacemente perseguita da chi scrive, non deve nascondere la difficoltà di provarne l’esattezza in tutte le sue articolazioni. È infatti ancora impossibile, senza il ricorso pieno a documenti originali, discernere quanto l’Orsini realizzò e quanto i successivi padroni.
Di certo la sua opera rimase interrotta (è probabile sia morto nel 1603) e non sappiamo se fu ripresa o, al contrario, sovrascritta o cancellata in parte, anche dai restauri degli inizi del ‘900.
Nei documenti si parla di un disegno che l’Orsini ha portato da Napoli, e si fanno i nomi degli scalpellini impegnati: Francesco Padovano da Ortona a Mare, Giuliano Cioli da Napoli,
Giovan Vincenzo e Angelo Spalletta da Nardò. L’Orsini affidò anche affreschi ad Alessandro Fracanzano, veronese, padre dei fratelli poi divenuti famosi in Puglia, Cesare e Francesco Fracanzano. Si parla infine di particolari: bugne, finestre, colonne, capitelli, fregi, stemmi, busti di imperatori e, soprattutto, la loggia della parte marina. E di materiali: molto tufo e tanta pietra dell’isola dalmata di Curzola
(G. Spinelli, La Gazzetta del Mezzogiorno, 12 febb. 1999)
Cenni storici
Palazzo della Marra, su via delle Carrozze, oggi via Cialdini, fu costruito nella prima metà del XVI secolo probabilmente fra la Disfida di Barletta e il Sacco della città. La datazione sembra confermata dai lavori di restauro compiuti nella prima metà del Novecento, quando furono rinvenute in giardino due lastre gentilizie datate 1522 e 1527.
Non è senza significato che il palazzo sia stato costruito in piena epoca rinascimentale, anche se quando fu costruito non si presentava nelle stesse fattezze nelle quali lo ammiriamo oggi, già a quel tempo espressione di un precedente rifacimento medievale.
Ricostruito infatti sulle vestigia di un antico maniero gotico, com’è confermato dall’arco che campeggia sulla facciata posteriore del giardino, devastato e saccheggiato dalle orde del conte palatino Giovanni Pipino, sappiamo che nel 1541 apparteneva alla famiglia Gentile.
Venduto nel 1585 agli Orsini di Napoli, agli inizi del ‘600 fu poi ceduto a Ottavio Cognetti e da questi, nel 1633, in piena dominazione spagnola, alla famiglia della Marra, il più potente e ricco casato barlettano, e forse anche il più antico, se è vero che i suoi più lontani ascendenti si fanno risalire nientemeno che a papa Onorio III, che ha governato la chiesa nella prima metà del VII secolo.
E proprio a questa potente e nobile casata si deve il restauro del palazzo (di qui l’attribuzione onomastica che gli è restata). Notizia confermata dal fatto che il nome della casata compare nella cornice del primo piano. Restaurata fu specialmente la facciata, che assunse gli attuali stili architettonici di chiara impostazione barocca. Alla morte degli ultimi due discendenti della famiglia della Marra, Ettore e Antonio, il palazzo venne acquistato dalla famiglia Filangeri e da questa ceduta nel 1743, per 3000 ducati, al grande giurista Nicolò Fraggianni.
Morto il Fraggianni, senza figli, il palazzo andò a suo genero Lorenzo Petris che aveva sposato sua figlia Gildippa. Nel 1809 il palazzo si trova intestato a Nicola De Petris Fraggianni. Nel 1880 il palazzo fu quindi acquistato da Giovanni Montalto e nel 1923 da Donato Ceci che, “provetto e bene informato dell’arte muraria”, lo preservò dal sicuro degrado incontro al quale stava andando, ristrutturandolo “dai tetti alle fondamenta”.
Nel 1958, infine, la famiglia Ceci lo trasferì allo Stato. Nel 1971 il palazzo andò incontro ad un nuovo restauro e finalmente nel 1979 venne affidato al Comune di Barletta che decise di ospitarvi la prestigiosa Pinacoteca “De Nittis”.
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