Agli inizi della media Età del Bronzo, 1700 anni circa prima della nascita di Cristo una popolazione indigena stabilita nel basso Tavoliere, lungo le rive dell’Ofanto, costruì numerosi ipogei, edifici sotterranei che vennero frequentati come luoghi di culto.
Il viaggio alla scoperta di questi antichi ed affascinanti luoghi di culto comincia da San Ferdinando di Puglia dove, a due passi dal centro cittadino, gli ipogei di Terra di Corte sono distribuiti su un’area di 5000 mq. Parte dei reperti ritrovati durante gli scavi sono conservati nel Museo Civico cittadino, in cui una sezione è interamente dedicata ai grandi periodi della storia, dal villaggio neolitico agli insediamenti rurali della civiltà dauna.
Il percorso continua in direzione di Trinitapoli per ammirare il monumentale Ipogeo dei Bronzi (XVIII sec. a.C.) che si impone su tutti gli altri per grandezza e numero di riti religiosi celebrati: una vera e propria necropoli e un unicum in Italia per l’Età del Bronzo.
Spostandosi in territorio di Canosa di Puglia, gli Ipogei Lagrasta (IV-I sec. a.C.) rappresentano il complesso funerario più importante dell’intera regione. Degni di nota anche gli ipogei dell’Oplita e del Cerbero con le sue raffigurazioni all’interno.
A poca distanza dalle terre degli ipogei, popoli altrettanto ignoti hanno dato vita ad una serie di monumenti funerari megalitici: i dolmen. Si tratta di tombe collettive che sorgono a breve distanza l’una dall’altra, tra Bisceglie e Corato. Attualmente se ne contano cinque, benché in passato fossero più numerosi. L’ipotesi più accreditata è che si tratti di sepolture di prestigio legate a famiglie eminenti e rilevanti all’interno della comunità dell’epoca. Il più famoso d’Europa si erge nelle campagne di Bisceglie, tra ulivi secolari e una natura selvaggia: il dolmen della Chianca. Di analoga fattura è il Dolmen dei Paladini in territorio di Corato. Questo dolmen, come il precedente, si trova in zona lama di Santa Croce, a poca distanza dalla Necropoli di San Magno.
Non si conosce molto dei misteriosi popoli che realizzarono ipogei, dolmen e menhir ma il numero elevato di strutture comportarono un massiccio impiego di forza lavoro. È perciò possibile che il territorio fosse una sorta di area sacra che attirava moltissimi fedeli.
Per gli appassionati di archeologia si consiglia, oltre al Museo Archeologico Nazionale di Canosa, una visita ai Musei Archeologici di Bisceglie e Trinitapoli. Nel primo, sei sezioni corredate da pannelli illustrativi ripercorrono cronologicamente le tappe dell’archeologia locale: dai reperti paleolitici rinvenuti presso la stazione preistorica Grotta S. Croce, alle ceramiche neolitiche insieme ad una preziosa urna cineraria romana del I sec. d.C.
A Trinitapoli, il piccolo ma ordinato museo degli Ipogei espone materiali preistorici e reperti archeologici ritrovati nel territorio, insieme allo scheletro dell’imponente “Gigante di Trinitapoli” scoperto recentemente a due passi dal Parco Archeologico degli ipogei. Presenti inoltre due piccoli manufatti in avorio di recente scoperta, di straordinaria fattura e bellezza importati probabilmente dal Mediterraneo orientale.